Dove (non) fare una battaglia Nerf in azienda
Usare i blaster in ufficio per una attività di formazione è una buona scelta?
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Dove (non) fare una battaglia Nerf in azienda
Spazi, percezioni, linguaggio e obiettivi: perché scegliere con attenzione dove proporre i giochi con i blaster in un contesto professionale.
Quando si parla di attività con i blaster nei team aziendali, prima ancora delle regole, delle dinamiche o del numero di partecipanti, emerge sempre una domanda: "Dove si fa?". Per chi ha familiarità con questo tipo di giochi, può sembrare una questione secondaria. Ma quando si porta una battaglia Nerf in azienda, il luogo e il contesto fanno tutta la differenza.
Spazi inadeguati, contesti fragili
L'ufficio in cui lavorano dieci persone può bastare per condividere un progetto, ma difficilmente funziona per muoversi, nascondersi, inseguirsi. Tuttavia, il problema non è solo di spazio: è soprattutto di significato.
Giocare nello stesso luogo in cui il giorno dopo si discuteranno budget o strategie commerciali può lasciare sensazioni contrastanti. Le dinamiche di gioco rischiano di infiltrarsi nella percezione professionale: stiamo davvero collaborando o ci stiamo sparando addosso? E il collega con cui ho "duellato" ieri, oggi è mio alleato o avversario?
Linguaggio e percezioni
Chi pratica da tempo queste attività ha sviluppato un vocabolario consapevole: si parla di blaster, non pistole; di dardi, non proiettili; di taggato, non ucciso. Queste scelte non sono estetiche, ma culturali.
Quando si coinvolge un gruppo aziendale, spesso alla prima esperienza, è fondamentale spiegare questo linguaggio e il significato che porta con sé. Un gioco con i blaster riprende nell'immaginario la dinamica di un combattimento, e sta a chi lo facilita guidare la percezione verso il contesto corretto: non un'esaltazione dell'agonismo, ma un'attività cooperativa, controllata, con finalità formative.
Obiettivi e design controintuitivo
Quando propongo attività con i blaster, lo faccio con un approccio ben diverso da quello delle "vere" battaglie Nerf. Non ci interessa svuotare i caricatori a raffica, né esaltare la velocità e la reattività. Al contrario: il gioco diventa uno strumento per ragionare, comunicare, scegliere, collaborare.
I format prevedono spesso briefing strategici, uso di walkie talkie, fasi di progettazione condivisa, e soprattutto momenti di riflessione finale per ragionare su quanto accaduto. Gli obiettivi non sono eliminare l'altra squadra, ma impedirle di prendere il controllo, conquistare risorse, gestire la pressione.
Perché non in ufficio
La scelta del luogo non è solo logistica, ma profondamente simbolica. Portare un blaster in ufficio significa contaminare quello spazio con un nuovo immaginario. Per alcuni può essere stimolante, per altri destabilizzante.
Meglio allora uscire dagli spazi aziendali. Scegliere un parco, una palestra, una sala neutra. Ambienti che permettano ai partecipanti di entrare in una "modalità di gioco" chiara, riconoscibile, separata dalla routine lavorativa.
In questo modo, il gioco viene vissuto con maggiore libertà e il ritorno in ufficio non porta con sé strascichi di confusione o tensione. Il ricordo dell'attività resta positivo, collegato all'apprendimento e alla coesione, non alla competizione mal gestita.
Riflessione finale e anticipazione
Quando progetti un'attività con i blaster, chiediti: questo spazio è adatto non solo a muoversi, ma a sentirsi sicuri, accolti e liberi di giocare davvero?
Nel prossimo articolo parleremo di perché un gioco su misura per il tuo team è più efficace di qualsiasi attività di team building generica. Perché non tutte le cene, le gite o le partite a calcetto lasciano un impatto duraturo.


