Formazione con il gioco, quanto costa?

A confronto con una cena aziendale una proposta di formazione giocata è cosi diversa? Forse è da preferire!

FORMAZIONEESPERIENZEAZIENDE

Marco Bacceli

4/21/20254 min leggere

a man in a suit and tie is playing cards with a card game
a man in a suit and tie is playing cards with a card game

Cena aziendale o gioco formativo? Questione di valore, non solo di budget

Negli anni ho avuto l’occasione di partecipare e contribuire a molte attività pensate per i gruppi: momenti di team building, giornate di formazione, eventi aziendali, occasioni informali. In tutte queste esperienze, una domanda torna spesso:
“Ma non sarebbe più semplice fare una cena tutti insieme?”

Una domanda legittima, e anche comprensibile. La cena aziendale è una soluzione collaudata: si esce, si mangia, si parla, si brinda. È un’opzione che rassicura, che non ha bisogno di spiegazioni, che si adatta a qualsiasi tipo di gruppo. Ma resta il dubbio: lascia davvero qualcosa?

In questo articolo voglio condividere una riflessione più ampia, maturata attraverso molte esperienze con gruppi aziendali, scolastici e associativi, su quanto un’attività formativa basata sul gioco possa rappresentare una scelta più incisiva, spesso con un investimento analogo.

Quanto costa davvero una cena aziendale?

Un conto alla mano: tra antipasti, portate principali, dolci, vino e coperto, una cena aziendale si aggira facilmente tra i 35 e i 50 euro a persona, anche restando su soluzioni semplici. Con un gruppo da 20 persone, si parla di 700–1000 euro, esclusi eventuali extra come spostamenti o spazi riservati.

Non si tratta solo di numeri, ovviamente. Le cene offrono un’occasione per rilassarsi, per chiacchierare in un contesto informale, per vedersi “fuori dall’ufficio”. Ma spesso, per dinamiche naturali, si formano sottogruppi già consolidati, si parla degli stessi argomenti del lavoro quotidiano, e chi è nuovo o più silenzioso rischia di rimanere ai margini.

La domanda da porsi è: che tipo di impatto vogliamo avere sul gruppo?

Un’attività ludico-formativa è davvero così diversa?

Quando progetto un’attività basata sul gioco, parto sempre da una domanda:
"Cosa vogliamo che accada in quel gruppo?"
Che si tratti di rafforzare la collaborazione, favorire l’ascolto reciproco, gestire un passaggio critico o semplicemente conoscersi meglio, il gioco offre strumenti potenti per esplorare queste dinamiche in modo coinvolgente e concreto.

In questi casi, non propongo format generici. L’attività viene sempre modellata su misura, con materiali costruiti appositamente o adattati a partire da esperienze precedenti. Il mio laboratorio personale – dove uso stampa 3D, taglio laser e tanta progettazione artigianale – è parte integrante del processo. Costruisco plance, carte, dadi, elementi manipolabili: non sono solo strumenti di gioco, ma mezzi per rendere visibile ciò che normalmente è invisibile nei gruppi.

Il risultato? Un’attività immersiva, dove ogni partecipante ha un ruolo, prende decisioni, si relaziona, sperimenta.

Qualità/prezzo: un confronto reale

Dal punto di vista economico, le attività che progetto hanno spesso un costo molto simile a quello di una cena. Si parte da 35 euro a persona, con possibilità di ottimizzare il budget in base al numero dei partecipanti e al tipo di format scelto.

Ma il valore è tutto un altro discorso.

Un gioco progettato per un gruppo permette di:

  • coinvolgere tutti, non solo i più espansivi,

  • far emergere comportamenti e dinamiche reali in un contesto protetto,

  • generare memorie condivise che durano nel tempo,

  • creare un linguaggio comune da usare anche dopo l’attività.

Molti gruppi con cui ho lavorato mi hanno detto, a distanza di mesi, che “quell’attività” ha lasciato il segno, ha creato riferimenti interni, ha favorito conversazioni che non sarebbero mai nate attorno a un tavolo da ristorante.

E se non si trattasse di una scelta “o/o”?

Una delle soluzioni più efficaci è l’abbinamento tra gioco e cena.
Una formula molto apprezzata consiste nel realizzare un’attività ludica nella prima parte della serata – di solito tra i 60 e i 90 minuti – e poi concludere con un momento conviviale. L’attività rompe il ghiaccio, stimola conversazioni nuove, crea coesione… e quando si arriva a tavola, il gruppo è già sintonizzato su un'altra frequenza.

Non serve forzare l'apprendimento: basta creare l'occasione per viverlo.

Quando il gioco è uno strumento, non un pretesto

Un errore comune è pensare che il gioco serva solo a “far divertire” o “far passare il tempo”. In realtà, il gioco è una struttura: è un modo per osservare, analizzare, provare soluzioni, prendere decisioni. È anche un linguaggio universale, che permette di abbassare le difese e mettersi in gioco davvero.

Quando un’attività è progettata con cura – e non è una copia incollata da una proposta standard – il gioco diventa uno strumento per trasformare il gruppo.
E lo fa in modo naturale, accessibile, rispettoso dei tempi e delle sensibilità di ciascuno.

Una dimensione artigianale che fa la differenza

Una parte importante del mio lavoro riguarda la creazione manuale dei materiali. Non solo per passione personale (che c’è), ma perché credo profondamente che ogni gruppo meriti qualcosa di unico.
Lavorando con stampa 3D, incisioni laser e modellazione, posso costruire strumenti su misura: carte con ruoli nascosti, oggetti da costruire insieme, mappe con percorsi simbolici…
Tutti elementi che, oltre a facilitare l’esperienza, la rendono memorabile e significativa.

Concludendo: investire nel gioco è investire nel gruppo

Ci sono momenti in cui una cena è la scelta giusta. Altri in cui c’è bisogno di più: di un’occasione per guardarsi in modo nuovo, di un’esperienza che lasci traccia, di uno spazio protetto per agire in modo diverso dal solito.

In questi casi, il gioco – se ben progettato – è molto più che un’alternativa: è un acceleratore di consapevolezza, connessione e cambiamento.

E spesso, non costa più di un risotto e un calice di vino.

👉 Nel prossimo articolo esploreremo 3 modalità diverse di attività ludico-formative che possono adattarsi a team, scuole o associazioni, con obiettivi diversi ma un filo conduttore comune: mettere le persone al centro, attraverso il gioco.