il Team Building non è tutto uguale

Una cena o una Partita a Calcetto? Magari nessuno dei due

ESPERIENZEFORMAZIONEAZIENDE

Marco Bacceli

4/20/20253 min leggere

a group of people playing cards in a restaurant
a group of people playing cards in a restaurant

Perché un gioco su misura è meglio di una cena aziendale

Non tutte le attività fanno bene al team. Quelle progettate ad hoc funzionano meglio, lasciano più traccia e fanno crescere davvero.

Come è andata l'ultima volta?
Hai mai partecipato a una partita a calcetto aziendale, una cena in agriturismo o un'uscita in montagna con i colleghi? Tutto bello, certo. Ma se ci chiediamo cosa ha lasciato davvero quell'esperienza nel tempo, spesso la risposta è: poco o nulla.

Il punto non è che queste attività siano inutili, ma che sono generiche, non progettate per un obiettivo preciso. E un'attività generica ha spesso un impatto altrettanto generico.

Un gioco ad hoc, invece, è costruito su misura per un determinato team, in un determinato momento, con finalità definite. E questo cambia tutto.

Un confronto onesto: gita o gioco?
Immaginiamo due scenari.

Scenario A: il team va in montagna. Cammina, chiacchiera, si scambiano battute. Si pranza insieme. Alcuni si conoscono meglio. Altri, magari, restano ai margini, si creano piccoli sottogruppi. L'atmosfera è buona, ma nessuno sa bene cosa fare con quell'esperienza, una volta tornati in ufficio.

Scenario B: il team partecipa a un gioco progettato ad hoc. Ha un obiettivo chiaro, ruoli definiti, dinamiche che rispecchiano i meccanismi del lavoro quotidiano. Tutti partecipano, ognuno con un ruolo complementare. Alla fine, c'è un debriefing: si analizzano comportamenti, errori, successi. L'attività lascia spunti e memoria.

In entrambi i casi ci si diverte, ma solo nel secondo si lavora sul team.

Perché le attività generiche falliscono (quasi sempre)
Molte attività di team building nascono con le migliori intenzioni: creare coesione, stimolare la fiducia, favorire la conoscenza reciproca. Ma spesso falliscono per una ragione molto semplice: non sono pensate per quel gruppo specifico.

Un'uscita in barca può essere entusiasmante per alcuni, fonte di ansia per altri. Una cena può favorire la conversazione per qualcuno, e lasciare altri seduti in silenzio. Un torneo sportivo può escludere chi ha limitata mobilità o poca attitudine competitiva.

In più, sono attività che raramente permettono di osservare davvero le dinamiche del team al lavoro. Chi guida? Chi ascolta? Chi si spegne? Chi crea ponti?

Cosa cambia con un gioco progettato ad hoc
Un gioco costruito su misura cambia la prospettiva in quattro modi fondamentali:

  1. È progettato per uno scopo chiaro: non si gioca "perché è divertente", ma per allenare competenze, per mettere in luce aspetti del gruppo, per stimolare cambiamenti.

  2. È disegnato sui partecipanti: età, ruoli, livello di confidenza, stile relazionale. Il gioco tiene conto di chi partecipa, non propone un modello unico.

  3. Prevede un momento di analisi: il debriefing è parte integrante dell'esperienza, non un extra. Si riflette su cosa è successo, su come il gruppo ha agito, sulle leve emerse.

  4. Rende visibile l'invisibile: ciò che nei flussi quotidiani rimane implicito (leadership, ascolto, gestione dello stress) nel gioco emerge chiaramente.

Il potere della simulazione
Un buon gioco ad hoc non è una rappresentazione astratta, ma una simulazione strutturata.

Può simulare un conflitto tra reparti, una gestione della crisi, una scelta strategica. Può mettere in scena lo stesso dilemma che si vive in azienda, ma in forma protetta, simbolica, non giudicante.

Questo consente ai partecipanti di esplorare comportamenti in modo autentico, ma senza le conseguenze reali del fallimento. Il gioco diventa un laboratorio.

E, soprattutto, consente ai facilitatori e agli osservatori di vedere il team in azione, cogliere sfumature, dare nomi a ciò che normalmente resta implicito.

Ma si divertono?
Sì. La domanda è legittima, e la risposta è: sì, ma con un divertimento diverso. Meno evasivo, più coinvolgente.

Un gioco su misura stimola la partecipazione attiva, anche di chi solitamente resta in disparte. Coinvolge a livello emotivo e cognitivo. Crea un ricordo più vivido.

E il divertimento non è solo fine a sé stesso, ma è il veicolo per generare apprendimento.

Un esempio concreto
Durante un'attività creata per un team commerciale, il gioco simulava una trattativa con clienti difficili. Ogni gruppo aveva un ruolo: venditore, cliente, osservatore.

La sfida era chiudere un accordo mantenendo margini e relazioni. Dopo la prima sessione, si è analizzato cosa non aveva funzionato. Nella seconda, si è cambiata strategia.

Il risultato? Un team più coeso, che ha potuto sperimentare e riflettere su come comunicava, su come gestiva la pressione, su come delegava.

Progettarlo richiede competenza
Un errore frequente è credere che basti un regolamento e qualche materiale. In realtà progettare un gioco ad hoc richiede:

  • Capacità di analisi (del contesto, del team, degli obiettivi);

  • Competenze di game design (meccaniche, ruoli, equilibrio);

  • Abilità di facilitazione (per osservare, guidare, debriefare);

  • Etica professionale (per non manipolare, ma stimolare apprendimento vero).

Per questo affidarsi a un professionista del settore non è un lusso, ma un investimento.

Che dite ci proviamo?
Non è questione di demonizzare le attività ricreative. Una cena, una gita, una partita a padel possono essere piacevoli. Ma se il tuo obiettivo è far crescere il team, migliorare la comunicazione, creare alleanze e scoprire talenti... allora serve qualcosa di più.

Un gioco progettato su misura è uno strumento potente, concreto e memorabile. Non perché fa divertire, ma perché fa riflettere, osservare, sperimentare. E perché lascia traccia.

Nel prossimo articolo parleremo di come si progetta un gioco ad hoc efficace, e di quali sono gli errori più comuni da evitare.