Miniature o Bottoni? Come creo l’atmosfera giusta senza spendere una fortuna
Servono davvero le miniature per giocare di ruolo? In questo post ti racconto come creo l’ambientazione nei miei giochi, usando quello che ho sotto mano (ma con stile).


Un tavolo da gioco non fa il gioco
Quando si parla di giochi di ruolo, molti immaginano un tavolo pieno di miniature dipinte a mano, griglie stampate in A3 e montagne di dadi personalizzati. Eppure, nella mia esperienza, ho imparato che si può giocare bene anche con molto meno — e a volte anche meglio.
La domanda "bottoni o miniature?" mi è stata fatta più volte, soprattutto quando organizzo una prima sessione o un laboratorio introduttivo. La verità? Dipende tutto da quello che vogliamo comunicare con il gioco.
Miniature: quando l’occhio vuole la sua parte
Le miniature sono belle. Non c’è modo di girarci intorno. Se hai tempo per dipingerle, o un budget per acquistarle già pronte, danno un tocco visivo che rende tutto più immersivo.
Io le uso quando devo impressionare: in una demo pubblica, in una partita finale, in un evento speciale. Le porto con cura in una scatola rigida e le piazzo con orgoglio al centro del tavolo.
Ma per ogni sessione in cui uso miniature, ce ne sono dieci in cui uso... bottoni. O dischetti di legno. O pedine recuperate da vecchi giochi. E nessuno si è mai lamentato.
Segnaposto improvvisati: creatività senza limiti
La verità è che una monetina può diventare un cavaliere, un bottone rosso può essere un drago. E se qualcuno ha un pezzo di Lego o una pedina a forma di fiore... tanto meglio.
Questo vale soprattutto con i ragazzi: nelle scuole o nei centri estivi, ho scoperto che creare insieme i segnalini di gioco è già parte dell’esperienza. Disegnare una base, scegliere un colore, personalizzarla. È già un modo per entrare nel personaggio.
Atmosfera: la vera protagonista
Non serve avere un tavolo professionale per far vivere una buona avventura. In alcuni casi uso una mappa disegnata a mano con una penna blu. In altri, uso elementi costruiti nel mio laboratorio, stampati in 3D o incisi al laser. La scelta è sempre funzionale al tipo di esperienza:
Se il gioco è narrativo, bastano pochi simboli.
Se è tattico, serve chiarezza.
Se voglio stupire, tiro fuori una plancia stampata con tanto di texture.
Ma in ogni caso, quello che conta davvero è come il gruppo si muove dentro quel mondo. Se un bottone aiuta a rappresentarlo, va benissimo. Se una miniatura accende l’immaginazione, meglio ancora. Ma nessuna delle due è indispensabile.
Costruire, adattare, giocare
Nel mio laboratorio ho materiali e strumenti per creare oggetti su misura: plotter, laser, stampanti 3D. Eppure continuo a riutilizzare segnalini fatti con tappi di sughero, chip da poker e dischetti magnetici. Perché l’artigianato non è solo ciò che costruisco con le mani: è anche l’attitudine con cui trasformo il materiale a disposizione in qualcosa di significativo.
A volte l'oggetto perfetto è quello costruito in dieci minuti con i partecipanti. Altre volte è quello lucidato a mano prima della sessione finale. Entrambi raccontano qualcosa.
Conclusione
Miniature e bottoni sono solo due strumenti tra tanti. L’importante è che siano coerenti con l’esperienza che vogliamo costruire.
In un gioco di ruolo, ciò che davvero conta è la relazione tra i giocatori, la storia che si crea al tavolo e la possibilità di vivere qualcosa di nuovo insieme. Il resto… è solo scenografia. E anche quella, a volte, può essere improvvisata.


